Il Frantoio del santo
"Bisognerebbe imparare dagli ulivi a lasciarsi modellare dal vento senza perdere il proprio carattere". (Fabrizio Caramagna)
Superfici:
Abitazione mq 92
Piazzale mq 300
Frantoio mq 150
Giardino/parcheggio mq 150
Il frantoio di San Francesco da Paola è stato edificato nella prima periferia sud, in prossimità del centro abitato di Monopoli - nonostante i massicci interventi di urbanizzazione della città - è magistralmente sfuggito alla cementificazione. Lo sviluppo planimetrico e la sua realizzazione sono molto interessanti in quanto è stato in parte edificato con la tecnica a scavo e in parte con interventi di muratura. L'ingresso è decorato da una nicchia dove a tempera è rappresentato il santo - molto venerato a Monopoli - con funzione apotropaica. Alcuni gradini permettono di raggiungere il livello del primo ambiente che ha forma irregolare ed è scavato in roccia. Ospita i torchi per la premitura della pasta di olive. Attraverso un corridoio si accede nel grande ambiente dove è collocata la grande vasca per la molitura completa delle grandi macine di pietra. Questo ambiente ha la volta tamponata con grossi conci di pietra decorata da archi ogivali, che rende questo ambiente particolarmente scenografico. Ed proprio questa particolare realizzazione a rendere degno di nota questo ipogeo, tanto che la Sovrintendenza data il manufatto intorno al XVI secolo, ed ipotizza il suo utilizzo continuo sino agli inizi del XX secolo.
L'area esterna è caratterizzata da alcuni alberi di ulivo, mentre la sommità è divenuta l'area esterna della abitazione che è stata edificata nel secolo scorso. Il banco di roccia perfettamente liscio e fungeva da deposito e luogo di asciugatura delle olive appena raccolte. E' forato in diversi punti - le tramogie - che venivano utilizzate per far raggiungere alle olive il livello del frantoio per essere immesse nella vasca e molite .
La abitazione è successiva alla realizzazione del frantoio, ma ne testimonia l'attenzione e l'uso recente. Una parte è stata realizzata in muratura di blocchi di tufo, con i classici soffitti a vela, mentre una zona più moderna è realizzata con copertura piana. All'esterno vi è una piccola area a giardino. Si compone di soggiorno, 2 vani letto, cucinotto e bagno.
Il frantoio è stato dichiarato "di interesse particolarmente importante" dal Ministro per i beni culturali ed ambientali, sottoposto a tutela ai sensi della legge 1 giugno 1939 n. 1089.
Il versante adriatico pugliese è caratterizzato da una fitta rete di spaccature nel terreno: le lame, ovvero solchi erosivi poco profondi in cui corsi d'acqua ancestrali di origine meteorica convogliavano il potente flusso dell'altopiano della Murgia verso il mare. Oggi sono veri e propri torrenti fossili, luoghi ideali dove l'uomo è stato facilitato nella sua opera di insediamento rurale. Infatti il terreno è fertile e la vegetazione ricca e variegata, le pareti di roccia tenere da essere scavate per ricavarne abitazioni, luoghi di lavoro e di culto.
La lavorazione delle olive nei frantoi ipogei in Puglia ha radici antichissime, risalenti già al periodo messapico e greco-romano. Questi frantoi, scavati nella roccia calcarea, rappresentano uno degli esempi più affascinanti della tradizione agricola pugliese e testimoniano l'importanza della produzione dell'olio d'oliva nella regione.
Scavare ambienti in grotta, richiede un processo complesso che necessita di competenza che deve tener conto del tipo di roccia e della conformazione stessa dello strato.
Storicamente, l'estrazione del materiale veniva effettuata con attrezzi semplici come scalpelli, picconi e mazze, pezzi di legno bagnati. Questi strumenti permettevano di scolpire la roccia in modo preciso. Lo scavo iniziava con l'apertura di un accesso principale realizzato un prossimità di un varco o una depressione nella roccia. Una volta garantita la stabilità, si procedeva con l'ampliamento degli spazi interni, tenendo sempre conto della ventilazione e della sicurezza strutturale degli ambienti. Gli ambienti venivano modellati a seconda dell'uso previsto: è come costruire in negativo, togliere materiale piuttosto che aggiungerlo. Il materiale scavato viene rimosso manualmente o tramite carrucole, e riutilizzato per realizzare conci di materiale da utilizzare nella realizzazione di muretti contenitivi. Completati gli ambienti, venivano rifinite le pareti e si interveniva per impermeabilizzare gli ambienti, soprattutto in contesti dove l'umidità poteva compromettere la conservazione, come nei depositi di olio o vino.
"Bisognerebbe imparare dagli ulivi a lasciarsi modellare dal vento senza perdere il proprio carattere". (Fabrizio Caramagna)
Superfici:
Abitazione mq 92
Piazzale mq 300
Frantoio mq 150
Giardino/parcheggio mq 150
Il frantoio di San Francesco da Paola è stato edificato nella prima periferia sud, in prossimità del centro abitato di Monopoli - nonostante i massicci interventi di urbanizzazione della città - è magistralmente sfuggito alla cementificazione. Lo sviluppo planimetrico e la sua realizzazione sono molto interessanti in quanto è stato in parte edificato con la tecnica a scavo e in parte con interventi di muratura. L'ingresso è decorato da una nicchia dove a tempera è rappresentato il santo - molto venerato a Monopoli - con funzione apotropaica. Alcuni gradini permettono di raggiungere il livello del primo ambiente che ha forma irregolare ed è scavato in roccia. Ospita i torchi per la premitura della pasta di olive. Attraverso un corridoio si accede nel grande ambiente dove è collocata la grande vasca per la molitura completa delle grandi macine di pietra. Questo ambiente ha la volta tamponata con grossi conci di pietra decorata da archi ogivali, che rende questo ambiente particolarmente scenografico. Ed proprio questa particolare realizzazione a rendere degno di nota questo ipogeo, tanto che la Sovrintendenza data il manufatto intorno al XVI secolo, ed ipotizza il suo utilizzo continuo sino agli inizi del XX secolo.
L'area esterna è caratterizzata da alcuni alberi di ulivo, mentre la sommità è divenuta l'area esterna della abitazione che è stata edificata nel secolo scorso. Il banco di roccia perfettamente liscio e fungeva da deposito e luogo di asciugatura delle olive appena raccolte. E' forato in diversi punti - le tramogie - che venivano utilizzate per far raggiungere alle olive il livello del frantoio per essere immesse nella vasca e molite .
La abitazione è successiva alla realizzazione del frantoio, ma ne testimonia l'attenzione e l'uso recente. Una parte è stata realizzata in muratura di blocchi di tufo, con i classici soffitti a vela, mentre una zona più moderna è realizzata con copertura piana. All'esterno vi è una piccola area a giardino. Si compone di soggiorno, 2 vani letto, cucinotto e bagno.
Il frantoio è stato dichiarato "di interesse particolarmente importante" dal Ministro per i beni culturali ed ambientali, sottoposto a tutela ai sensi della legge 1 giugno 1939 n. 1089.
Il versante adriatico pugliese è caratterizzato da una fitta rete di spaccature nel terreno: le lame, ovvero solchi erosivi poco profondi in cui corsi d'acqua ancestrali di origine meteorica convogliavano il potente flusso dell'altopiano della Murgia verso il mare. Oggi sono veri e propri torrenti fossili, luoghi ideali dove l'uomo è stato facilitato nella sua opera di insediamento rurale. Infatti il terreno è fertile e la vegetazione ricca e variegata, le pareti di roccia tenere da essere scavate per ricavarne abitazioni, luoghi di lavoro e di culto.
La lavorazione delle olive nei frantoi ipogei in Puglia ha radici antichissime, risalenti già al periodo messapico e greco-romano. Questi frantoi, scavati nella roccia calcarea, rappresentano uno degli esempi più affascinanti della tradizione agricola pugliese e testimoniano l'importanza della produzione dell'olio d'oliva nella regione.
Scavare ambienti in grotta, richiede un processo complesso che necessita di competenza che deve tener conto del tipo di roccia e della conformazione stessa dello strato.
Storicamente, l'estrazione del materiale veniva effettuata con attrezzi semplici come scalpelli, picconi e mazze, pezzi di legno bagnati. Questi strumenti permettevano di scolpire la roccia in modo preciso. Lo scavo iniziava con l'apertura di un accesso principale realizzato un prossimità di un varco o una depressione nella roccia. Una volta garantita la stabilità, si procedeva con l'ampliamento degli spazi interni, tenendo sempre conto della ventilazione e della sicurezza strutturale degli ambienti. Gli ambienti venivano modellati a seconda dell'uso previsto: è come costruire in negativo, togliere materiale piuttosto che aggiungerlo. Il materiale scavato viene rimosso manualmente o tramite carrucole, e riutilizzato per realizzare conci di materiale da utilizzare nella realizzazione di muretti contenitivi. Completati gli ambienti, venivano rifinite le pareti e si interveniva per impermeabilizzare gli ambienti, soprattutto in contesti dove l'umidità poteva compromettere la conservazione, come nei depositi di olio o vino.