Il climate change, il mutamento climatico globale, per dirlo all’italiana, è uno dei principali argomenti di confronto attuali.
Quello che ancora pochi anni fa era considerato una discussione per addetti ai lavori, divisi tra allarmismi ecologisti e confutazionismi interessati, è diventato inevitabilmente un elemento che riguarda tutti i livelli della società e tutta l’umanità.
Peraltro il cosiddetto sesto continente, formato da isole di rifiuti galleggianti grandi come gli Stati Uniti, è un pittoresco argomento di conversazione e pare, poco ci tocchi. Gli scienziati ritengono che negli ultimi dieci anni abbiamo già superato 9 punti di non ritorno climatici; un recente studio australiano prefigura per il 2050 il collasso della civiltà umana, così come la conosciamo noi, in conseguenza dei mutamenti in corso.
…ma non tutto è perduto: l’argomento ha avuto grande centralità nel recente forum di Davos. I protagonisti del potere politico e finanziario mondiale hanno cominciato a rendersi conto che questa emergenza, oltre a far rischiare l’estinzione all’umanità, potrebbe causar grosse perdite di danaro, in termini di costi e di rischi.
In particolare quattro recenti interventi hanno esplicitato l’allarme:
Segnala le molteplici variabili incognite cui occorrerà far fronte, per esempio cosa accadrebbe ad inflazione e tassi d’interesse di fronte ad un incremento del costo del cibo in conseguenza di disastri ambientali, come siccità e inondazioni, che ne pregiudicassero la sufficiente produzione?
Avete mai sentito parlare della Grande crisi del letame di cavallo? Probabilmente no, io l’ho scoperta da poco. In breve: nell’ultimo decennio dell’800 le strade delle grandi città, Londra in particolare, a causa dell’intenso traffico a trazione animale sono completamente coperte di letame equino, con tutte le spiacevoli conseguenze del caso, in termini di disagio alla circolazione pedonale, odore, estetica e, soprattutto, igiene. Uno studio scientifico del 1894 pubblicato dal Times avvertiva che, qualora non si fosse corsi ai ripari e trovata una soluzione, nel 1944, 50 anni dopo, lo strato di letame sarebbe arrivato a due metri e mezzo. Nel 1898 a New York si tenne una conferenza mondiale sul tema, che però si concluse con un nulla di fatto.
La Storia ci dice che nel 1944 le strade di Londra non erano ingombre di letame, ma -purtroppo- di macerie causate dai primi missili da crociera moderni; e che, poco dopo, sarebbe iniziata l’Era Atomica.
Profetici visionari come Jules Verne a parte, entrambi questi eventi non erano neanche lontanamente ipotizzabili pochi decenni prima: il progresso, con l’affermarsi del motore a scoppio che aveva sostituito la trazione animale, in pochissimo tempo aveva cambiato abitudini e stili di vita, ponendo fine ad una crisi che, al suo culmine pareva irrisolvibile ed oggi è del tutto dimenticata!
Penso che il concretizzarsi della prospettiva che l’attuale dissesto ecologico si trasformi in un dissesto economico potrà avere conseguenze positive per la collettività umana ed il mondo; infatti sta invogliando i grandi soggetti economici a tutelare i propri profitti con adeguate nuove soluzioni ecosostenibili, con ricadute a beneficio dell’umanità intera. Come dire, insieme al problema arriva anche l'opportunità. Sapremo coglierla?
La casa dei tuoi sogni è dietro l’angolo.