Mai come in questo ultimo periodo, l’aggregazione tra imprenditori, professionisti e aziende è stata così forte.
Complice la crisi che abbiamo recentemente superato e la ripresa che finalmente, anche se in piccola percentuale, l’Italia sta attraversando, viviamo un periodo in cui il concetto di rete è sempre più forte e presente.
La rete è considerata un “acceleratore” della propria attività grazie ai numerosi vantaggi che offre e molte aziende stanno adottando questo tipo di organizzazione. Non solo nel settore immobiliare.
Un esempio è la scelta di fare rete da parte di prestigiose università come Harvard e La Sapienza. Il 1 dicembre 2017, a Boston, presso la sede dell’università americana, è stato siglato un accordo quadro per la cooperazione nell’ambito della ricerca.
Un accordo decennale in cui la rete avrà, tra gli altri, obiettivi quali la realizzazione di progetti congiunti per la ricerca, scambi di informazioni, sostegno e assistenza agli studenti in missione.
I numeri parlano chiaro: su oltre 4.000 agenzie immobiliari in Italia, solamente il 12% di esse fanno parte di gruppi (locali o in franchising) che aderiscono al concetto di rete.
Il dato interessante è che questa percentuale sta crescendo, segno che i professionisti immobiliari hanno intuito che la rete è il futuro (+8,52% nel 2017 rispetto al 2016 - Reti e Aggregazioni immobiliari - gerardopaterna.com).
Tuttavia la maggioranza degli operatori è ancora resistente in una condizione individualista, confermando così una delle caratteristiche più note del settore immobiliare.
Ancora oggi il “mediatore” tradizionale fatica a percepire i vantaggi di collaborare con altri colleghi, di "condividere” la vendita, di rinnovare la propria struttura, di innovare le tecnologie e prendere confidenza col web.
“Ho sempre lavorato così”, “Sto bene così”, “Perchè dovrei cambiare metodo dopo 20 anni che sono qui?”. Figurarsi poi dover fare proprie logiche e tecniche pensate per funzionare in ambito di rete.
Questi sono i luoghi comuni che frenano la maggior parte dei professionisti, per lo più agenti che hanno iniziato a lavorare tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80.
Fare rete non significa però snaturare il proprio lavoro, dare un taglio con il passato, rinunciare alla propria reputazione.
Lavorare in rete significa aumentare la propria presenza, migliorare il valore della proposta nei confronti del cliente, razionalizzare gli investimenti e condividere il valore esperienziale.
In particolare le nuove leve tra gli agenti immobiliari guardano con più interesse e meno pregiudizio al lavoro in rete, in un'ottica di sharing economy. Strategie di marketing e tecnologia innovative, aggiornamenti formativi e collaborazione rimuovono i limiti di di crescita e di operatività.
- Reti MLS (Multiple Listing Service)
Si tratta di reti create tra agenti che condividono il proprio portafoglio immobiliare al fine di velocizzare i tempi di vendita nell’incrocio tra domanda-offerta. Il concetto è semplice. Io ho la mia agenzia, tu la tua: aiutiamoci per vendere nel minor tempo possibile.
In questo modo più agenti della stessa zona, ma di diverse agenzie, che aderiscono alla rete MLS, non saranno più concorrenti bensì colleghi
- Piattaforme telematiche di collaborazione
Si tratta di gestionali utilizzati dalle agenzie per inserire le proprie proposte e richieste. Queste piattaforme consentono di “condividere” i propri immobili con altri utilizzatori del gestionale in modo da collaborare alla vendita
- Micro reti locali
Si tratta in questo caso di reti locali dalle modeste dimensioni, 5/10 agenzie al massimo, che decidono di aggregarsi condividendo un metodo operativo, una visione, formazione e ovviamente il portafoglio immobiliare
- Reti in Franchising
In questo caso parliamo di reti dalle dimensioni importanti (generalmente più di 200 agenzie sul territorio nazionale) e dalla presenza capillare. Possono essere nazionali o internazionali.
Questo tipo di rete permette all’affiliato, anche senza una specifica esperienza immobiliare, di contenere il rischio imprenditoriale, di sfruttare la buona reputazione del brand, di avere costi organizzativi e pubblicitari ridotti e soprattutto di ricevere assistenza, formazione e gestione dalla “casa madre”
A questo punto verrebbe quindi lecito domandarsi perché due o più imprenditori dovrebbero aggregarsi per formare una rete?
Quali possono essere in vantaggi di questa unione?
In primis, avere un obiettivo ben preciso e comune da condividere attraverso le proprie competenze e con regole e procedure ben chiare.
Secondariamente, anche se potrebbe essere visto come uno dei vantaggi minori, “fare squadra” serve anche dal punto di vista economico, consentendo una riduzione dei costi con conseguente aumento dei ricavi.
Come del resto diceva lo sceriffo di Nottingham nel film Robin Hood “un soldo risparmiato è un soldo guadagnato”. Questo è il punto di partenza di ogni imprenditore.
Non basta però voler condividere un obiettivo comune e voler diminuire i propri costi con l’obiettivo di aumentare i propri guadagni. Far parte di una rete non è per tutti.
Far parte di una rete implica alcune caratteristiche intrinseche (che vanno al di là della semplice possibilità economica) quali
- voglia di condividere,
- voglia di imparare ed ascoltare le esperienze degli altri;
- voglia di rispettare regole comuni
Caratterizzando in questo modo la rete, il professionista avrà di certo una serie di vantaggi e strumenti per poter differenziarsi dalla media, competere con la concorrenza, diminuire i rischi e aumentare la propria professionalità e riconoscibilità.
Ecco perchè alla domanda: "È la rete l’antidoto alla crisi e il trampolino di lancio per un imprenditore?" rispondo, senza alcun dubbio, SI!
Aggregandosi, unendo idee e competenze, la rete sarà custode di valori imprenditoriali comuni e motore di crescita qualitativa e quantitativa.
Il vecchio motto “l’unione fa la forza” non è poi così datato...
La casa dei tuoi sogni è dietro l’angolo.